Cosa cambia per chi lavora in un ente di terzo settore?
La Riforma cambia le regole anche per i lavoratori, vengono fissate indicazioni precise rispetto ai trattamenti economici e date indicazioni sui rapporti numerici tra volontari e lavoratori.
Il Codice del Terzo Settore ha preso atto che gli attuali enti non profit – e un domani gli ETS – sono retti anche da persone che mettono al loro servizio tempo e professionalità. Lo stesso Codice, però, ha cercato di evitare che nella gestione di chi lavora all’interno degli stessi enti si potesse infrangere il principio di assenza di scopo di lucro.
Le disposizioni che interessano i lavoratori parlano pertanto di:
- diritto dei lavoratori ad un trattamento economico e normativo non inferiore a quello previsto dai contratti collettivi
- differenza retributiva tra lavoratori dipendenti, che non può essere superiore al rapporto 1 a 8 (RAL)
- massimali retributivi: ai lavoratori non può essere corrisposta una retribuzione superiore del 40% rispetto a quella prevista dai contratti collettivi salvo se esistano esigenze di acquisizione di specifiche competenze nello svolgimento di attività di interesse generale negli ambiti sanitario, formazione universitaria e post-universitaria, ricerca scientifica
- limite numerico tra lavoratori rispetto ai volontari (per ODV e APS) e rispetto ai soci (solo per APS)
- incompatibilità tra la figura di lavoratore e quella di volontario.
Articolo ripreso da: ItaliaNonProfit.it